venerdì 21 maggio 2010

INTERVISTA SUL PIANO INCLINATO


Come riuscì a determinare il valore dell' accelerazione di gravità? O meglio, cosa è l'accelerazione di gravità?

L' accelerazione di gravità è il valore della grandezza che regola il moto dei corpi che cadono verso il centro della Terra, poiché attratti appunto dalla forza di gravità esercitata dal pianeta Terra. Io ci riuscii studiando e osservando la caduta di sfere ben levigate lungo un piano inclinato, anch'esso ben levigato. Ce lo può descrivere?

Dunque, il moto della sfera dipende dall'angolo di inclinazione del piano e con semplici misure ad angoli differenti sono riuscito a calcolare e ottenere un valore di poco inferiore a quello che oggi conoscete (g=9,8m/s²).

Ciò avviene in assenza di attrito, invece quando quest'ultimo è presente cosa succede?

Nel caso in cui l'attrito non sia trascurabile, l'accelerazione può essere calcolata tenendo conto della componente perpendicolare al piano inclinato. Essa, infatti, è responsabile della presenza dell'attrito.

Ci può cortesemente descrivere il suo esperimento sul piano inclinato?

Con l’esperimento del piano inclinato modificai radicalmente l’idea aristotelica del moto, concentrando l’attenzione sull’accelerazione, un livello del moto ignorato da Aristotele e dalla maggior parte dei suoi successori. Io dissi: -In un regolo, o vogliàn dir corrente, di legno, lungo circa 12 braccia, e largo per un verso mezzo braccio e per l’altro 3 dita, si era in questa minor larghezza incavato un canaletto, poco più largo d’un dito; tiratolo drittissimo, e, per averlo ben pulito e liscio, incollatovi dentro una carta pecora zannata e lustrata al possibile, si faceva in esso scendere una palla di bronzo durissimo, ben rotondata e pulita”. Con questi accorgimenti ho voluto rendere trascurabili gli effetti dell’attrito. Elevando sopra il piano orizzontale una delle estremità (del regolo) un braccio o due ad arbitrio, si lasciava scendere per il detto canale la palla, notando il tempo che consumava nello scorrerlo tutto, replicando il medesimo atto molte volte per assicurarsi bene della quantità del tempo. Fatta e stabilita precisamente tale operazione, facemmo scender la medesima palla solamente per la quarta parte della lunghezza di esso canale; e misurato il tempo della sua scesa, si trovava sempre puntualissimamente esser la metà dell’altro”. Ripetendo la misura per distanze diverse, ho dedotto che lo spazio percorso è sempre proporzionale al quadrato del tempo impiegato a percorrerlo. In altri termini, se i tempi sono rappresentati da 1, 2, 3, 4, 5… gli spazi percorsi sono rispettivamente rappresentati da 1, 4, 9, 16, 25… Questa è la prima descrizione del tipo di moto definito, dalla mia epoca in poi, “uniformemente accelerato”..

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